Il posto in cui si svolgono le lavorazioni meccaniche; più disparate, così essenziali per la fabbricazione industriale d’ogni tipo svolta in migliaia di stabilimenti, è il diretto discendente di una tradizione antichissima, che nei secoli è passata attraverso la bottega artigianale e il laboratorio prima di arrivare, con il 1800 e la rivoluzione industriale, alle moderne officine meccaniche. Se adesso ad alimentarne I macchinari sono moderni motori elettrici, alla sua nascita erano viceversa macchinari di altro genere a sviluppare la forza necessaria ad alimentarne il lavoro: grandi motori a vapore.
Ma sicuramente questo è soltanto uno, e neppure il più vistoso, dei cambiamenti avvenuti in tutto questo tempo nell’officina meccanica: sono cambiate migliaia di cose, sia sotto un punto di vista tecnologico – pensiamo al tipo di macchinari – che sotto quello umano, per il quale tanto si è fatto a livello di sicurezza degli operai. Nondimeno, tuttora, i banchi da lavoro affollano I reparti dell’officina meccanica, decine di diversi operai specializzati vi prestano il loro lavoro, e soprattutto, alla radice, tante lavorazioni che vi vengono svolte sono sostanzialmente le stesse che erano praticate allora.
Due fra queste, che adesso proveremo a delineare in breve, sono la lucidatura e la tornitura.La lucidaturaLa lucidatura è una lavorazione meccanica abbastanza elementare, praticata su molti materiali, anche con diversi nomi (come quello di politura, o quello di polimento, particolarmente usato nel caso si stia lavorando sulle pietre preziose) allo scopo di ridurne, e idealmente annullarne, le scabrezze superficiali, così da rendere l’oggetto lavorato così liscio da permettergli di brillare di luce riflessa – in poche parole, appunto, di essere lucido.
Ci riferiamo al concetto di scabrezza superficiale perchè, in effetti, non esistono in realtà delle superfici davvero completamente e assolutamente lisce: a livello microscopico si presentano sempre e comunque delle asperità, le quali hanno l’effetto di impedire alla luce di riflettersi in modo completamente uniforme e generano una diffrazione della stessa in direzioni diverse. E infatti una superficie è tanto più brillante quanto è più liscia: se presenta una scabrezza molto irregolare, vedremo delle nette rigature, se invece ne ha una diffusa tutta la luce subirà una diffrazione, e avremo una superficie che definiremo opaca, come quella del vetro smerigliato.
Per annullare la scabrezza superficiale e lucidare un oggetto, quindi, esistono due diverse metodologie: la prima effettua un’abrasione controllata della superficie con abrasivi a grana finissima e uniforme, come nel caso delle gemme, o della molatura del vetro, mentre la seconda riempie le irregolarità della superficie con sostanze cerose ad alta rifrazione, come accade anche nelle nostre case quando stendiamo una cera per pavimenti.La tornitura.
Diamo il nome di tornitura a quella specifica tecnica di lavorazione industriale nella quale si altera la forma del pezzo da lavorare asportandone dei trucioli. A caratterizzarla sono il moto rettilineo dell’utensile e quello invece rotatorio del pezzo (a differenza, per esempio, della foratura e della fresatura, nelle quali anche l’utensile ha moto rotatorio).
La prima classificazione della tornitura può essere fatta secondo il genere di superficie che vogliamo conseguire:-di forma (o profilatura) per le superfici complesse-elicoidale, per le filettature-cilindrica, per superfici cilindriche coassiali con l’asse di rotazione del pezzo-conica, per superfici coniche Una catalogazione secondaria dei tipi di torniture può inoltre essere fatta in base al grado di finitura dell’oggetto, e distingue appunto fra finitura, ossia una lavorazione completa nelle ultime fasi, e sgrossatura, che è invece limitata alle fasi iniziali del lavoro.
Un rischio importante di cui tenere conto durante la tornitura, perchè può creare danni materiali e anche ferimenti gravi degli operatori, è la formazione del truciolo metallico. Vi si ovvia sagomando in maniera speciale gli utensili, così che il truciolo tenda o a spezzarsi ad intervalli regolari, o ad arrotolarsi su se stesso costantemente..
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