Viti: classifichiamole come gli esperti

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Il bricolage ha molti appassionati, e basta osservare il parcheggio di un negozio specializzato per farsi un’idea di quante persone trovino appassionante e perfino rilassante dedicarsi – sempre con gli attrezzi e gli strumenti più adatti e potenti – a decine di lavoretti di casa, dalle riparazioni alla costruzione di piccolo mobilio. Tuttavia, amanti o meno del settore, a tutti quanti prima o poi capita un’antina che non chiude bene o un problemino simile, e nell’apprestarsi a risolverlo avremo avuto a che fare con le viti, la minuteria metallica forse più comune del mondo. Ma se per i nostri occhi inesperti non era che un pezzetto di metallo con un taglio sulla testa e un filetto per aggrapparsi al materiale, in realtà avevamo in mano un elemento di un universo molto grande e complesso: e per farci spiegare meglio come orientarsi in quell’universo abbiamo chiesto aiuto ai tecnici di un grande produttore di viteria speciale Italiano, IPL.

Prima e più semplice metodologia di classificazione, sicuramente, il materiale: abbiamo infatti viti di metalli e leghe diversi. Con ogni probabilità, nei nostri lavoretti di casa, avremo avuto contatto solo con le più comuni, che sono le viti in acciaio; tuttavia, proprio perché generiche, queste viti non sono sicuramente le più adatte per svolgere lavori specifici. Per lavorare in ambienti umidi, per esempio, dove ci sia rischio di corrosione, l’acciaio che è soggetto a ruggine non è certo il materiale migliore, e ci si trova molto meglio con viti fatte di metalli differenti e immuni al problema. Il mercato ne offre di nickel, di ottone, di rame, o anche di bronzo: tutti metalli che non temono l’umido e la corrosione.

Ma la classificazione in base al metallo di cui sono fatte le viti è molto semplice, e non sempre utile. Un criterio più interessante, e applicabile, è quello relativo invece al materiale non delle viti, ma dei pezzi che andranno ad assemblare. In questo caso, per esempio, possiamo parlare di viti da legno – che sono quelle comunissime che tengono uniti i pezzi dei mobili di casa nostra – ma anche di viti, ad esempio, da metallo. Queste sono molto differenti, ad esempio perché non richiedono un foro preliminare: sono autofilettanti e quindi creano il proprio alloggiamento mentre vengono inserite. A livello di materiale, le viti da metalli devono esibire un’alta durezza (non devono forare legno, ma lastre metalliche) e quindi sono praticamente sempre in acciaio; ci sono però molti trattamenti diversi per proteggerle dalla corrosione, che in questi casi potrebbe diffondersi anche ai pezzi stessi, con gravi conseguenze. Solitamente vengono sottoposte a nichelatura o zincatura proprio per evitare che vengano attaccate dalla ruggine.

Ma non è finita. Potremmo esaminare la testa delle viti, e trovarne a testa piatta, a testa tonda, e a testa svasata (quella tronco-conica che non sporge dalla superficie del pezzo). Potremmo invece esaminare il cosiddetto “invito” per il cacciavite, e scoprire le viti a taglio, quelle a croce (che oggi sono molto più comuni perché si adattano perfettamente agli avvitatori automatici) o quelle a brugola rese celebri da un noto mobilificio svedese. Oppure potremmo addentrarci nelle viti speciali, come quelle a doppia filettatura (che permettono connessioni invisibili) o quelle da specchio, che possono ospitare una seconda vite con testa decorata.

Quello che è certo è che non potremo mai trovare un lavoro per il quale non esista la giusta vite!

About Andrea Catanzari

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