Forse alcuni di noi ricordano come, nel passato, anche soltanto il termine “laser” evocasse immediatamente un’atmosfera da racconto di fantascienza, e immagini di film ormai un po’ ingenui. Quei tempi sono abbondantemente passati: oggi parlando di laser non pensiamo più ad armi aliene, ma a laser per marcatura, per saldatura, per taglio, medicali, o di uno degli altri mille generi ormai regolarmente sul mercato. Tuttavia, anche se è oggi tanto diffuso, possiamo dire di conoscere il funzionamento del laser?
Il laser, è bene chiarirlo fin dall’inizio, è essenzialmente un tipo molto particolare di lampada, in quanto il suo funzionamento in sostanza si basa sull’emissione di luce. Non una luce qualunque, però: la luce laser è ad altissima brillantezza, è coerente, ed è monocromatica. Per usare termini più comuni, possiamo spiegare che la luce laser è molto più luminosa delle altre sorgenti di luce che conosciamo, che viene proiettata in un fascio sottilissimo, e che ha un unico colore. Sono proprio questi tre tratti che, insieme, fanno sì che un semplice raggio di luce possa avere gli effetti che conosciamo.
Parlando infatti della brillantezza, la quale dipende dall’avere concentrato un’alta potenza in un’area ridottissima, è a questa che dobbiamo la possibilità di tagliare plastica e perfino lastre metalliche con un semplice raggio di luce. La coerenza del raggio laser ci permette di usarlo per misurare distanze anche ridottissime, nell’ordine dei micron; e infine la sua monocromaticità permette di impiegare il laser nelle comunicazioni ottiche, per trasferire informazione su lunghissime distanze senza che venga corrotta da disturbi.
Ma non è soltanto l’industria a trovare applicazione per i laser: come sempre accade nella scienza, ogni scoperta ne apre di nuove. È il caso della femtochimica, una branca della ricerca chimica resa possibile, appunto, dall’impiego di emettitori laser i cui cicli di funzionamento sono, appunto, della durata inconcepibilmente breve di pochi femtosecondi.